Auto ibride, i millenials i più propensi all’acquisto

I più propensi ad acquistare veicoli ibridi sono i millennials. A tracciare il quadro è la terza edizione del ‘White Book di EY sulla mobilità’ che affronta in particolare l’impatto del Covid-19 sul mercato della mobility e sui comportamenti dei viaggiatori, i trend di continua convergenza tra settori, la velocità di transizione verso la mobilità green, la gestione dei dati e delle nuove modalità di pagamento e infine il ruolo dell’apparato pubblico nello sviluppo della mobilità sostenibile. 

La pubblicazione di questo White Book è parte di un’iniziativa lanciata nel 2018, l’Ey Mobility Think Tank, come luogo di continuo confronto per gli stakeholder protagonisti della mobilità, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo sostenibile dell’ecosistema mobilità sul mercato italiano che si caratterizza per una varietà di player provenienti dal settore pubblico e privato.  

Gli investimenti nel campo della mobilità hanno infatti evidenziato come tra le transazioni avvenute negli ultimi anni circa l’84% sia stata effettuata da player non strettamente appartenenti al comparto automotive, contribuendo in misura significativa alla trasformazione tecnologica del settore, guidata dalla domanda emergente e dalle opportunità di ‘market creation’ nella smart mobility.  

Secondo l’indagine realizzata da Ey su un campione di oltre 3.300 consumatori intervistati in nove Paesi, tra coloro che non possiedono attualmente un’automobile i più propensi ad acquistare veicoli ibridi (25%) sono proprio i millennials (fascia di età tra i 24 ed i 39 anni) mentre i più giovani della Gen Z (fascia di età tra i 16 e i 23 anni) sarebbero più propensi (7%) all’acquisto di veicoli elettrici. Tra gli automuniti, l’ibrido risulta essere per la Gen X (fascia di età tra i 40 e i 55 anni) la tipologia di acquisto prescelta (28%) mentre i millennials risultano essere più inclini (11%) ad acquistare un veicolo elettrico. 

Sulla base del medesimo campione, in uno scenario di post-pandemia il mezzo privato e dunque personale rimarrà quello più utilizzato dalle categorie di viaggiatori per motivi di lavoro (60%), di piacere (62%) e familiari (66%) con una riduzione (-6%) nell’uso dei trasporti pubblici per tutte le categorie, a favore di mezzi privati e di micro-mobilità. Tra i principali fattori che influenzano la scelta dei viaggiatori nel mezzo di trasporto, la sicurezza e il benessere personale costituiscono per le tre categorie di viaggio citate il principale motivo di scelta.  

Il costo legato all’uso di un mezzo di trasporto privato o pubblico non rientra per nessuna delle categorie tra i driver primari o secondari nella scelta del mezzo, a fronte invece di fattori quali le condizioni di igiene o pulizia o il tempo impiegato nel trasporto. Seppure in percentuali diverse tra i Paesi, l’utilizzo della modalità di lavoro in smart-working ha subito un aumento su scala mondiale con conseguenti e significativi effetti anche sulle abitudini di mobilità. Il lavoro da remoto ha quasi dimezzato (-49%) il numero di viaggi effettuati: i viaggi per ragioni lavorative, di piacere e familiari hanno subito negli ultimi mesi una riduzione rispettivamente del 61, 51 e 40% su scala globale.  

Nonostante questi trend negativi, gli spostamenti di breve durata, ovvero meno di 30 minuti, per ragioni di piacere nel tempo libero sono aumenti del 79%, un risultato scaturito anche dalle misure di limitazione negli spostamenti imposte nei comuni italiani durante seconda ondata della pandemia. La pandemia, afferma Paolo Lobetti Bodoni, Business Consulting Leader Italy Ey, “ha innescato un’inversione di tendenza nelle abitudini dei consumatori rispetto agli ultimi anni esponendo l’ecosistema della mobilità a nuovi bisogni”.  

“È necessario mettere insieme le risorse dei diversi player per creare dei servizi che possano essere di aiuto e a sostegno delle infrastrutture di mobilità. Il Pubblico potrebbe giocare un ruolo centrale definendo delle regole che permettano di raccogliere a fattor comune i dati, permettendo ai player di focalizzarsi sul proprio core business, massimizzando l’uso dei dati e lo spostamento degli asset sul territorio”. 

“In questo scenario ricco di sfide e di cambiamento, ci chiediamo quale porzione di questo cambiamento sarà meramente transitoria o avrà invece carattere permanente nel medio-lungo periodo,” commenta Giovanni Passalacqua, partner e automotive Consulting Leader di Ey, e aggiunge: “grazie ai fondi del Recovery Fund avremo la possibilità di creare le basi su cui costruire quella che sarà l’automotive italiana dei prossimi 30 anni. Secondo le nostre stime, il mercato della mobility del 2020-2030 ha un valore di circa 220 miliardi di euro ed impiega più del 10% della forza lavoro nel Paese, rappresentando dunque un mercato chiave da cui far ripartire Paese”.  

Un primo esempio in cui la collaborazione tra gli attori della mobilità risulta centrale è rappresentato dall’ecosistema della mobilità sostenibile. Secondo il sondaggio EY sul mercato italiano, si registra un incremento di interesse per le soluzioni a motorizzazione ibrida (23%), plug-in (11%) ed elettrica (6%), che si prevede ammontare nella totalità al 40% della domanda di nuove vetture green per i non automuniti in Italia. Tuttavia, un’adozione su larga scala di quest’ultima appare limitata dal momento che necessita di un’offerta che deve essere più completa, flessibile, sicura e dunque vantaggiosa per il consumatore. 

Un ulteriore esempio riguarda le piattaforme multiservizio. In questo caso, risulta ancora più indispensabile uno stretto affiancamento tra le piattaforme aggregatrici stesse e l’ecosistema dei dati e pagamenti piuttosto che la pubblica amministrazione. A testimonianza di uno spostamento verso soluzioni più digitali e flessibili, e quindi di una maggiore ricerca di “omnicanalità”, secondo la ricerca EY si registra un aumento dello shopping online globale del 21% nell’ultimo anno. Di conseguenza, sarà indispensabile la presenza di solide infrastrutture tecnologiche e finanziarie coadiuvate da azioni regolatorie e incentivanti, con l’obiettivo ultimo di preparare e abilitare le piattaforme multiservizi alla larga adozione.