Otto giovani su 10 tra i 15 e i 35 anni di 23 Paesi europei sono preoccupati per il cambiamento climatico e oltre il 70% ritiene che i governi che non agiscono contro l’inquinamento e cambiamento climatico arrechino un danno all’economia. A tracciare il quadro è l’indagine realizzata da Ipsos per #ClimateOfChange, la campagna di comunicazione europea guidata da WeWorld, organizzazione italiana che difende da 50 anni i diritti di donne e bambini in 27 Paesi del mondo inclusa l’Italia, che mira a coinvolgere i giovani per creare un movimento pronto non solo a cambiare il proprio stile di vita ma anche a sostenere la giustizia climatica globale.  

La campagna vede coinvolti 13 Paesi europei e 26 realtà, tra cui le italiane Università degli studi di Bologna e Comune di Bologna, e nei prossimi 2 anni metterà in campo tante iniziative tese a sviluppare la consapevolezza dei giovani cittadini dell’Ue sull’impatto che ha il cambiamento climatico sulle migrazioni. Il sondaggio, che apre la campagna in occasione della Giornata della Terra, confronta le opinioni e la conoscenza del nesso tra migrazione, cambiamento climatico e l’attuale modello economico dei giovani tra i 16 e i 35 anni di 23 paesi dell’Ue ed identifica anche il profilo di chi esprime maggiore preoccupazione per il cambiamento climatico e per questo è più motivato all’attivismo, come under 24, studente, donna, altamente istruita e in zone urbane soprattutto dell’Europa meridionale.  

“Anche l’emergenza da Covid-19 in corso ci dimostra, ora più che mai, come la crisi ambientale e i fenomeni globali siano interconnessi: la relazione con i fenomeni migratori è complessa, ma è evidente come il cambiamento climatico aumenti le diseguaglianze e la fragilità delle persone più vulnerabili”, spiega Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld. “Cambiare l’Europa è possibile solo se diventa una priorità di tutte e tutti – continua Natalia Lupi di WeWorld, responsabile del progetto – Non solo vogliamo coinvolgere i giovani in un processo di consapevolezza ma vogliamo renderli protagonisti del cambiamento”.  

È per questo, sottolinea Lupi, “che la campagna prevede, tra le altre attività, anche la possibilità di firmare una petizione che verrà consegnata durante la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, la Cop27, alla Presidente della Commissione Europea von der Leyen per richiedere interventi immediati nelle politiche globali. Tra i 4 punti della petizione anche la richiesta di un coinvolgimento formale dei giovani nella politica: solo in questo modo potrà partire un vero e proprio clima di cambiamento”.  

Proprio dal sondaggio, infatti, emerge che i giovani europei considerano il cambiamento climatico e il degrado ambientale come priorità assolute. La grande maggioranza dei giovani europei pensa infatti che se i governi non fronteggiano l’inquinamento e il cambiamento climatico, questo sia “un male per l’economia” (70% d’accordo), “un segno che il governo ha le priorità sbagliate” (75% d’accordo), “la prova che il governo non ascolta la gente comune” (74% d’accordo), e “pericoloso e irresponsabile” (72% d’accordo). 

Quasi la metà (46%) dei giovani europei considera il cambiamento climatico come uno dei problemi più gravi del mondo, il che lo pone al primo posto tra i problemi elencati, anche nel bel mezzo della pandemia Covid-19. Meno di un giovane europeo su dieci (8%) nega invece il cambiamento climatico. Una proporzione sostanziale di giovani europei (43%) crede che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare la maggior parte degli sforzi economici e politici per ridurre gli effetti del cambiamento climatico.  

Degno di nota è che in Europa occidentale, rispetto ad altre regioni, i giovani sono relativamente meno propensi a dire che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare più sforzi per affrontare gli effetti del cambiamento climatico ma sostengono che tutti i governi debbano sostenere queste responsabilità. Anche i giovani italiani (più della metà degli intervistati) sono molto o estremamente preoccupati per il cambiamento climatico, dato che è superiore alla media europea (54% contro 46%).  

Ma non è una preoccupazione fine a sé stessa poiché i giovani italiani sono motivati a far partire il cambiamento: 8 su 10 potrebbero votare o hanno votato per i politici che danno la priorità alla lotta al cambiamento climatico e alla migrazione climatica. 

“Bisogna imparare a considerare l’impatto delle nostre scelte sul futuro del pianeta – conclude Dina Taddia – I giovani ci hanno già dimostrato di cosa sono capaci e rappresentano l’ultima generazione che può attivarsi per chiedere un cambio immediato nelle politiche: i dati ci dimostrano che sono consapevoli del fenomeno e pronti a guidare un vero e proprio clima di cambiamento”.