“Lo ribadisco: non c’è nessuna ipotesi di fusioni nel piano al 2023”. Il ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier, mette un freno alle indiscrezioni su un possibile coinvolgimento della banca nel dossier Mps, con un’aggregazione data quasi per certa nei giorni scorsi, con tanto di proposta del Mef da presentare all’istituto (poi smentita dal ministero). Piuttosto che “integrare un’altra banca”, dice ai giornalisti in occasione dei conti del trimestre, se ci fosse una sovrabbondanza di capitale da spendere, “preferiremmo dare supporto all’economia, al territorio e agli azionisti pagando le cedole, quando il regolatore lo consentirà”.  

Anche la subholding paneuropea, una scissione degli asset italiani da quelli esteri, da quotare a Francoforte, sembra destinata a cadere. Secondo Mustier, “il progetto resterà un progetto, perché non è più attuale”. La scissione avrebbe reso più concreta l’ipotesi di un’operazione straordinaria di ‘Unicredit Italy’ con un’altra banca. Ma, ha detto l’amministratore delegato, “il quadro macroeconomico è cambiato: l’intervento della Bce in termini di quantitative easing e il costo del funding con la riduzione degli spread rende oggi il piano irrilevante”.  

I risultati del trimestre, con un utile di 680 milioni, hanno battuto le attese degli analisti e il titolo è positivo in Borsa (+0,7%). I ricavi hanno ripreso slancio rispetto ai trimestri del lockdown (+4,4%), ma nei nove mesi, la perdita netta dell’istituto è di di 1,6 miliardi, e si confronta con un utile di 4,2 miliardi registrato nei nove mesi 2019, che includeva l’impatto positivo della cessione di Fineco.  

Escludendo i costi di integrazione per il piano esuberi, il deconsolidamento di Yapi e altre posta straordinarie, tra cui le rettifiche nette per il Covid, il risultato di Unicredit nei nove mesi è di 1,06 miliardi, in calo del 67% su base annuale.  

Mustier è fiducioso di poter tornare a pagare presto un dividendo e che la Bce possa sbloccare i provvedimenti presi a inizio anno per proteggere il capitale delle banche. “Rimaniamo fermamente impegnati a ripristinare la nostra politica di distribuzione del capitale”, ha detto il ceo. La politica prevede insieme alla distribuzione del 50 per cento degli utili netti, tra dividendi in contanti e riacquisto di azioni, la distribuzione graduale, a partire dal 2021, del capitale in eccesso.