(Adnkronos) – Dopo un esame di risonanza magnetica i suoi pazienti raccontavano di sentirsi meglio. La prima volta poteva essere casuale, la seconda una coincidenza, ma andando avanti nel tempo il sospetto che “accadesse qualcosa” e la voglia di capire ha prevalso. Così Stefano Tortorella, osteopata romano, si è messo a studiare, per capire gli effetti della Risonanza magnetica nucleare (Rmn). Risultato: ha un effetto di ‘attivatore’ fisico o chimico, e lo ha ancora di più se utilizzato in sinergia con il laser che fa da stimolatore. Questo permette di ‘catturare’ informazioni preziose sulle molecole fisiche o chimiche sollecitate, ‘trascriverle’ o ‘biostamparle’. I risultati si sono tradotti ora in un brevetto industriale, la cui applicazione Tortorella vede proiettata nella ricerca su farmaci e vaccini “per accelerarne notevolmente la produzione”, spiega all’Adnkronos Salute.  

“In generale – sottolinea – si pensa alla Rmn come a una ‘macchina’ che fa foto, ma ora si è visto che è in grado di rilevare qualsiasi informazione anche ambientale, gassosa. In medicina può leggere dunque le informazioni che emette un tessuto cellulare, dal Dna all’Rna, a componenti genetiche. Ciò è importantissimo perché, rilevando queste informazioni, le potremo scrivere direttamente su un ‘file’ della stessa Rmn e utilizzarle a seconda dei nostri interessi. Quello che oggi fanno le biotecnologie, cioè ‘caricano’ le molecole di una informazione presa in laboratorio”, aggiunge. Nel brevetto è stato poi inserito il laser “utilizzato come stimolatore” all’interno della risonanza magnetica. 

Quanto al campo di applicazione del brevetto (il numero 102019000008454, denominato “Utilizzo combinato di risonanza magnetica nucleare e laser”), Tortorella sostiene che la risonanza e il laser “utilizzati nella ricerca farmaceutica potrebbero velocizzare nel trasportare il principio attivo di una sostanza, in questo caso un farmaco, e collocarla direttamente su una struttura sintetica, come una sorta di ‘fotocopia chimica’, abbreviando così i tempi”. Si inserirebbero cioè in un processo di digitalizzazione del farmaco con una produzione di farmaci e vaccini molto più rapida.