(Adnkronos) – L’impresa del tennista scozzese Andy Murray agli Australian Open di tennis, arrivando a battere l’italiano Berrettini e l’australiano Kokkinakis entrambi con maratone al quinto set con ore e ore di gioco, “dimostra che gli sportivi anche dopo un’operazione di rivestimento dell’anca possono tornare ad alti livelli, Murray ha rotto un tabù”. A fare il punto per l’Adnkronos Salute è Alessandro Calistri, chirurgo ortopedico e traumatologo specializzato in chirurgia dell’anca e ricercatore del dipartimento di Scienze anatomiche istologiche medico legali e dell’apparato locomotore dell’Università Sapienza di Roma. “Questo sistema di rivestimento ha retto tante ore di tennis ad altissimo livello – aggiunge Calistri – la protesi regge e dimostra che si può tornare a fare sport. Si è alzata l’asticella su questo tipo di trattamento che è arrivato a compiere 25 anni”.  

Ma sul fronte delle protesi all’anca “siamo all’inizio di una nuova era – avverte Calisti – Dopo tutti questi anni si è capito che il problema non era il materiale di rivestimento della protesi, ma la performance chirurgica che c’è dietro. La ricerca non sta a guardare però: oggi dietro l’angolo ci sono nuovi materiali: la ceramica e il polietilene, usato in ambito chirurgico, che si stanno dimostrando ancora più performanti. Quando verrà risolta la questione dei marchi di sicurezza inglesi rispetto a quelli Ue, arriveranno anche qui le protesi in ceramica che nel Regno Unito e in Australia già da tre anni vengono impiantate nei pazienti. L’ipotesi – conclude – è che arrivino da noi nel 2024 e sarà il vero grande cambiamento per il settore”.