Più che la variante inglese di Sars-CoV-2, va presa in considerazione “una questione di statistica. Come ogni farmaco, il vaccino non ha percentuali di efficacia del 100%. Anche con un prodotto che arriva al 95%, va considerato quel 5% che non ottiene l’effetto protettivo. Purtroppo dovremo aspettarci che qualcuno abbia problemi, nonostante l’iniezione scudo anti-Covid”. Profilassi che “funziona e mostra un’efficacia molto alta. Anche la variante Uk, dalle analisi fatte, risulta sensibile al vaccino”. E’ la riflessione del farmacologo Silvio Garattini, presidente dell’Irccs Istituto Mario Negri, sul caso del paramedico 53enne affetto dalla variante inglese e morto questa mattina in provincia di Caserta.  

L’uomo aveva ricevuto le due dosi di vaccino, e pochi giorni dopo l’ultima è stato ricoverato in ospedale dove i medici gli hanno diagnosticato la positività a Covid e una polmonite molto avanzata. L’ipotesi è che potrebbe aver contratto l’infezione dopo la somministrazione della prima dose. Garattini non azzarda nessuna ipotesi al riguardo, precisando all’Adnkronos Salute che “ci sono tante variabili che potrebbero essere entrate in gioco”. In linea generale, però, “premesso che va considerato anche il lasso di tempo necessario per sviluppare gli anticorpi” dopo la prima iniezione, puntualizza il farmacologo, “resta anche una piccola quota scoperta. Difatti negli studi sperimentali e in studi fatti in Israele non è che tutti risultano protetti. Per il vaccino Pfizer”, che è quello che viene somministrato ai sanitari, “si parla per esempio di riduzione dell’87% nelle ospedalizzazioni dopo due dosi e del 92% nei casi severi”.  

Ecco perché, è l’invito che il farmacologo 92enne rivolge alla popolazione, “occorre continuare a non abbassare la guardia. Seguiamo tutti le regole, anche dopo essere stati vaccinati. Io per esempio – racconta – ho fatto le due dosi. Quando esco di casa indosso la mascherina, sto attento ai contatti, non vado in luoghi affollati, lavo frequentemente le mani, e all’arrivo in Istituto misuro la temperatura. Insomma, faccio tutto quel che bisogna fare”. 

“Quella di chiudere o no le scuole”, di fronte alla necessità di fermare la corsa di Covid-19 e al pericolo sempre più pressante delle varianti, “è una decisione molto difficile. Bisogna vedere quali sono adesso le situazioni locali” in termini di circolazione del virus. “E’ questa valutazione che dovrebbe guidare le scelte”, la visione di Silvio Garattini in merito alle possibili soluzioni di fronte a un aumento dei focolai nelle scuole.  

“Non dimentichiamoci che gli ultimi dati” di Sars-CoV-2 “sono molto preoccupanti”, spiega il farmacologo all’Adnkronos Salute. “Sta aumentando il numero contagiati in percentuale rispetto ai tamponi fatti”. Quanto al nodo varianti e al rischio di una maggiore trasmissibilità dell’infezione anche tra i più piccoli, “mancano dati precisi per inquadrare con certezza questo aspetto. Quella che riguarda le scuole è una valutazione che comunque va fatta a livello centrale considerando tutti i vari fattori – e sono tanti – che possono incidere nella decisione. E’ una scelta complessa”. “Ma io – puntualizza Garattini – non manderei a scuola i bambini in zona rossa”.