“Il cielo in una stanza” di Fabio Morgan chiude il tour a Tuscania e mostra come la realtà virtuale possa reinventare la scena, la percezione e perfino la narrazione delle relazioni umane

Il 30 novembre al SuperCinema di Tuscania arriva Il cielo in una stanza, l’esperimento VR di Fabio Morgan che mette in dialogo teatro, tecnologia immersiva e Pasolini. Dopo Roma, Arsoli, Sezze e Ostia, la tappa viterbese conclude un tour che ha permesso al pubblico di vivere il teatro dall’interno, letteralmente: non davanti a un palco, ma dentro una stanza, accanto ai protagonisti, con un visore indossato e un coinvolgimento sensoriale totale.

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Al centro del progetto c’è un’idea semplice e radicale: usare la realtà virtuale non come gadget, ma come linguaggio narrativo autonomo. La tecnologia diventa un ambiente, un dispositivo emotivo che trasforma la percezione dello spettatore e costruisce una nuova intimità tra chi guarda e ciò che accade. Non più osservatori esterni, ma presenze silenziose, testimoni a un passo dal cuore della storia.

Morgan parte da Orgia di Pasolini, ma ne ribalta l’esito, immaginando la VR come strumento per spostare il racconto dalla morte alla rinascita. Due attori provano il testo pasoliniano in una stanza. È un set teatrale, ma diventa subito qualcos’altro: un luogo mentale, un microcosmo dove la distinzione tra personaggio e individuo si assottiglia. Il pubblico è dentro quello spazio, vede da vicino i gesti, respira i silenzi, segue il progressivo scivolamento dalla prova alla confessione, dalla finzione alla verità.

L’uso della VR porta con sé una riflessione inevitabile sul nostro tempo: siamo immersi in una continua sovraesposizione, in un flusso di stimoli che ci chiede di performare, documentare, mostrare. Morgan ribalta questa dinamica: la sua stanza virtuale è un rifugio, non una vetrina. Uno spazio chiuso, protetto, dove la tecnologia serve a ridurre la distanza invece che ad amplificarla.

Le sei scene che compongono l’opera mettono in relazione emozioni reali, conflitti intimi e distorsioni del presente: incapacità di comunicare, iperconnessione come anestetico emotivo, nostalgia di un tempo più naturale. La VR permette di attraversare questi temi senza mediazioni, con uno sguardo ravvicinato che sarebbe impossibile in una sala teatrale tradizionale.

La qualità immersiva del progetto è frutto di un lavoro tecnico accurato: Build2Bit cura riprese e sviluppo software, Seven Heroes firma montaggio e VFX, mentre la regia di Morgan orchestra i movimenti dell’occhio digitale con lo stesso rigore con cui dirigerebbe un attore. Il risultato è un’esperienza che unisce estetica e presenza, visione e partecipazione.

“Con la VR posso creare una prossimità che il teatro fisico non permette”, spiega Morgan. “Lo spettatore non guarda: abita. E abitare una storia cambia la storia stessa”.

Il cielo in una stanza è una produzione Infinito srl con il contributo della Regione Lazio, e vede in scena — o meglio, in visore — Diego Migeni, Sarah Nicolucci e Carlotta Sfolgori, con aiuto regia di Emiliano Morana e scenografie di Giovanni Schiera.

Per il mondo della performance è un segnale importante: la realtà virtuale può essere non un’alternativa, ma un’estensione del teatro. Un’occasione per ripensare la relazione con il pubblico e creare ambienti narrativi dove la tecnologia non sostituisce l’esperienza umana, ma la amplifica.

📍 30 novembre, ore 18 – SuperCinema Tuscania, Via Garibaldi 1
🎟️ Intero 10€ | Ridotto 8€
Info: info@cietwain.com – cietwain.com